Recensione: It Ends With Us — Siamo noi a dire basta [C. Hoover]

 





Recensione: “IT ENDS WITH US – SIAMO NOI A DIRE BASTA”

[COLLEEN HOOVER]


                                                                                     

È uscito nei cinema italiani lo scorso 21 agosto il film “It Ends With Us”, 

adattamento dell’omonimo romanzo di  Colleen HOover.

 

La domanda sorge spontanea: è stato più facile per Lily rimanere o andare via?

 

Ma andiamo per ordine:  




Titolo: It ends with us — Siamo noi a dire basta
Distribuito daSperling & Kupfer / Sony Pictures
Data di uscita: 2016 (libro) — 2024 (film)
Genere: romantico, contemporaneo. Trigger warning: violenza domestica
Autrice: Colleen Hoover
Trama: in una notte come tante, la città di Boston è protagonista dell’incontro tra la giovane Lily Bloom e il neurochirurgo Ryle Kincaid. Poco sa Lily che da quell’incontro scaturirà una relazione che le ricorderà qualcosa che aveva sempre promesso di non vivere mai: il modo in cui sua madre subiva violenza dal marito, nonché padre della protagonista. 

In una narrazione che prende piede nel presente ma che si lascia talvolta sopraffare dai ricordi per dare un excursus completo della vita di Lily Blossom Bloom, la giovane donna si vedrà sul grande schermo (e nelle pagine del romanzo) riscoprire sé stessa nel corso degli anni nonostante la ferocia della violenza domestica che trabocca dalla relazione tra i suoi genitori, lasciarsi dietro il ricordo dolce-amaro di Atlas, suo primo e unico reale amore, cadere trappola di una relazione che si rivela essere altrettanto violenta e, ritrovato non solo Atlas ma anche la forza per allontanarsi da ciò che la ferisce e una cara amica al proprio fianco, essere in grado di rialzarsi e vivere davvero.  

In questi ultimi anni ho sentito parlare fin troppo di Colleen Hoover e di questo romanzo, tanto da essere timorosa non solo di leggerlo, ma anche di guardare la pellicola che sarebbe uscita nei cinema di tutto il mondo come suo adattamento omonimo. 

Non esponendomi completamente per il momento sul romanzo perché ancora in fase di lettura, baserò questa recensione principalmente sul film. 

 

Abbastanza lineare e delicato quanto basta con una nota di amarezza che permane quasi per la sua intera durata, il lavoro del regista Baldoni, anche interprete del personaggio Riley Kincaid, risulta una visione interessante che tocca in maniera abile il tema cardine affrontato: la violenza domestica.

Baldoni, attraverso uno script che segue abbastanza bene il romanzo (la pellicola infatti lascia dietro non troppe scene amate dai lettori), veicola con estrema discrezione le vicissitudini vissute dalla protagonista Lily Bloom, interpretata da Blake Lively. La violenza non viene mostrata con crudeltà e ferocia, ma in modo talmente sottile da ricreare la soggettività vissuta dagli occhi della vittima. La violenza avviene in episodi perlopiù rapidi, con eccezione di alcuni molto più spinti, che permettono di dare adito al personaggio di Riley di ingannare Lily facendole credere che in quelle volte è meramente avvenuto “un incidente”. È in questo frangente che il montaggio della pellicola e la capacità recitativa degli attori entrano in gioco in maniera talmente forte da togliere ogni dubbio: sì, gli episodi di violenza sono reali. No, non si tratta di meri incidenti. E questo lo affermano gli occhi pieni di consapevolezza di Lily, i momenti di riflessioni presenti tra un incontro dei due e un altro, l’aggressività presente nei comportamenti di Riley quando una situazione non gli aggrada. 

È in questo frangente che, di vitale importanza, entrano in gioco ulteriori due co-protagonisti della vicenda: Allysa Kincaid, sorella di Riley, e Atlas, primo amore di Lily. 

Se il secondo viene presentato al pubblico attraverso dei flashback che catturano lo spettatore per la loro dolcezza, Allysa viene catapultata nella pellicola (così come nel romanzo) dapprima come una donna che, annoiata dalla sua quotidianità, decide di aiutare Lily Bloom nella sistemazione del suo negozio di fiori e successivamente, minuto dopo minuto, come una persona che tiene sempre più alla giovane e che non si tira indietro nei momenti di difficoltà: oltre ad Atlas, che non smette neanche per un secondo di proteggere – anche a distanza – Lily una volta rincontrata dopo anni in cui avevano perso tracce l’uno dell’altra, è Allysa stessa a supportare la protagonista nella scelta più difficile della propria vita: allontanarsi quanto più velocemente possibile da Riley per salvaguardarsi. 

 

 

«Come sorella spero che tu possa perdonarlo, 

ma come tua migliore amica,

 non ti parlerò mai più qualora tu ritornassi con lui.» 


perso tracce l’uno dell’altra, è Allysa stessa a supportare la protagonista nella scelta più difficile della propria vita: allontanarsi quanto più velocemente possibile da Riley per salvaguardarsi.

L’attrice che la interpreta, Jenny Slate, ha fatto un lavoro incantevole con questo personaggio: la donna appare sin da subito spigliata e desiderosa di dare una svolta alla sua vita, per poi inglobare in queste prime caratteristiche la capacità di essere un punto di riferimento cruciale per Lily, qualcuno su cui lei può (e potrà) sempre fare affidamento. 

 

Consiglierei questo film? Direi di sì. La colonna sonora è ciò che ho maggiormente preferito del tutto: ogni brano è stato selezionato con estrema cura e posso affermare con certezza che ciascuno di essi è riuscito a veicolare tutte le emozioni desiderate e al momento desiderato. La storia appare abbastanza lineare (purtroppo vi sono delle sequenze in cui sembra più un collage di momenti differenti che un unicuum) e sicuramente in grado di veicolare il tema principale dell’opera di Colleen Hoover. Ho apprezzato molto il fatto che le pagine di diario presenti nel romanzo siano state trasformate in diretti flashback: ciò ha reso più immersivo il tutto (e ha sicuramente messo in secondo piano il fatto che Lily abbia avuto come aspirazione più grande Ellen DeGeneres: davvero Lily, DAVVERO?). 

 

Tuttavia, e arriviamo così ai “ma” della recensione, vi sono delle cose che secondo me non hanno funzionato. Tra queste spicca sicuramente la scelta del reparto costumi: gli outfit veramente passabili si possono contare sulla punta di metà mano e risulta difficile dare credibilità al realismo della “vita quotidiana” vissuta dalla protagonista se gli abiti indossati appaiono come una accozzaglia di indumenti pronti per un MET Gala un po’ sottotono. 

Ulteriore tasto dolente è il comportamento un po’ troppo sopra le righe e poco realistico dei personaggi: partendo dalle reazioni senza senso di Lily alle palesi red flags di Riley e passando alla superficialità di alcune conversazioni presenti nella pellicola, si nota talvolta una superficialità nei personaggi che purtroppo ho riscontrato anche nella parte di romanzo già letta. 

 

Chi di voi è andato al cinema a guardare il film? E quanti di voi ha già letto il romanzo o ha intenzione di farlo a breve? 

Sono un sacco curiosa di sapere le vostre opinioni a riguardo!

 

Nel frattempo, ringrazio ancora di cuore la Tandem Collective per avermi dato l’occasione di partecipare alla prima Watchalong mai creata in Italia. Un grazie anche di cuore a tutti coloro che hanno collaborato, in maniera diretta e indiretta, con loro: UciCinemas che mi ha permesso di visionare come ospite il film e la Sperling & Kupfer con la Sony Pictures per i gadget e il libro spediti!

 

Un abbraccio,

Federica.

 

 

[*GIFTED / Recensione (ovviamente) onesta]

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